martedì 29 settembre 2009

Il nido e i sensi di colpa

Ho ricominciato a lavorare quando mia figlia aveva tre mesi. Sono una libero professionista e volendo avrei potuto aspettare ancora un po’, ma per la dura legge del freelance mi era capitato un progetto di quelli che sogni per anni. Lo sogni per anni e non arriva, quando smetti di sognarlo, anzi proprio non lo vuoi, ecco che bussa alla tua porta. Per qualche mese ci siamo organizzati con i nonni. Poi, quando Ludovica aveva 8 mesi, abbiamo deciso di mandarla al nido. I primi tempi sono stati una sofferenza enorme. Ogni mattina, quando la lasciavo tra le braccia dell’educatrice, mi sentivo come se mi stessero strappando un pezzo di carne. I sensi di colpa mi devastavano. Sul comodino avevo “Persone da zero a tre anni” e la sera lo leggevo con le lacrime agli occhi.
Ad aggravare la situazione ci sono state le malattie. Il nido, si sa, è una comunità e nasconde quindi le insidie di tutte le comunità. In primavera finalmente le cose hanno cominciato ad andare meglio: Ludovica non si ammalava più e soprattutto la vedevo molto serena. La mattina niente lacrime e quando andavo a prenderla la trovavo che giocava divertita. A ottobre avevo accompagnato al nido una bambina schiva, verso marzo ho cominciato a portarci una bambina estremamente socievole.
Quest’anno non ho dovuto rifare l’inserimento perché la prima settimana, ritrovando le vecchie educatrici e i vecchi compagni, era serena. Adesso, invece, sta attraversando un periodo in cui piange tutte le mattine e io me ne vado con la morte nel cuore. Le educatrici mi dicono che smette dopo pochi secondi, ma non posso fare a meno di sentirmi in colpa.
Ogni giorno penso che forse avrei dovuto smettere di lavorare e che faccio ancora in tempo a chiudere l’attività. Il senso di colpa è tornato alla ribalta alla grande, o forse semplicemente non è mai andato via. Però, nel profondo, so che mia figlia ha bisogno che sua madre sia realizzata anche professionalmente, perché solo così sarà completamente se stessa e potrà offrirle molto molto di più.


Top ten di figlia professionista

Le dieci cose che figlia professionista preferisce sono, in ordine sparso,
- ballare
- cantare le canzoni de L’Albero azzurro
- gli altri bambini, soprattutto quelli che giocano a palla
- la palla
- Donatella Rettore
- i nonni
- le scarpe nuove
- il momento in cui il papà torna a casa dal lavoro
- la matrigna di Biancaneve che chiede allo specchio “chi è la più bella del reame?”
- la sua mamma

venerdì 18 settembre 2009

L’allattamento prolungato riduce il rischio cardiovascolare

Del bambino? No, della mamma.
O almeno, questo è quanto emerge da uno studio condotto dall’ équipe della dottoressa Eleanor Bimla Schwarz dell’Università di Pittsburgh, in Pennsylvania, e pubblicato a maggio sulla rivista Obstetrics & Gynecology. La ricerca ha coinvolto circa 140.000 donne in post-menopausa che avevano partorito almeno un figlio, e sembra aver dimostrato che l’allattamento prolungato oltre i 12 mesi riduce di una percentuale che va dal 10 al 15% il rischio di andare incontro a ipertensione, diabete, colesterolemia elevata e malattie cardiovascolari.
Chi vuole approfondire l’argomento può leggere l’articolo che ho appena pubblicato sul blog di www.testimedici.com.

giovedì 17 settembre 2009

Crescita

A 14 anni avevo il terrore che qualcuno leggesse il mio diario, e per questo lo tenevo chiuso a chiave in un cassetto.
Oggi, a 34, ne scrivo uno pubblico.
Forse il processo di crescita passa anche attraverso la capacità di esprimere le proprie emozioni e i propri pensieri senza temere il giudizio di nessuno.

lunedì 14 settembre 2009

Poi arrivano le amiche e mettono tutto a posto

La mia amica del cuore è Silvia. Sì: perché anche le mamme ce l’hanno l’amica del cuore e guai se non fosse così.
Quando abitavamo nella stessa città e lavoravamo gomito a gomito nella stessa azienda trascorrevo più tempo con lei che con il mio uomo e, se qualcosa andava male, per scacciare la malinconia bastavano due dita di vino buono, un piatto di maccheroni al pomodoro con tanto cacioricotta e un fiume in piena di chiacchiere.
Adesso che abitiamo ad anni luce di distanza trascorrono mesi e mesi tra un incontro e l’altro. L’ultima volta è stata lei a venire da me e ha trovato la seguente situazione:
- una mamma sull’orlo di una crisi di nervi, incapace di ritagliarsi cinque minuti per se stessa;
- una donna senza vita sociale, che non andava a cena fuori da 18 mesi;
- uno zombi con i capelli in disordine, le sopracciglia incolte, senza un filo di trucco, vestita malissimo e accessoriata peggio;
- una professionista che parlava del suo lavoro come se fosse un ex lavoro.
Dopo meno di una settimana, quando è andata via, il miracolo si era compiuto e
- la mamma era molto più tranquilla e aveva imparato a dire qualche no per avere almeno cinque minuti al giorno per se stessa, anche solo per darsi la crema sul viso;
- la donna senza vita sociale era andata a cena fuori con la sua amica del cuore lasciando la figlia a casa con il marito che se l’era cavata benissimo anche senza di lei (e questo le era servito da lezione);
- i capelli erano ancora in disordine, ma di lì a poco Margherita avrebbe rivoluzionato taglio e colore; le sopracciglia non erano più incolte (e non lo sarebbero state mai più); il rito del rossetto era tornato un must; erano stati tirati fuori dall’armadio i vestiti migliori e da lì a poco il guardaroba si sarebbe arricchito un pochino, perché ce n’era veramente bisogno;
- la professionista era tornata alla carica e non l’avrebbe fermata più nessuno.
Ed è stato allora che l’ho capito: quando c’è qualcosa che non va l’amica del cuore arriva e mette tutto a posto. Ecco perché sono così preziose le amiche del cuore.

domenica 13 settembre 2009

Confini

Certe volte faccio fatica a capire dove finisce mia figlia e comincio io.
Ho disperatamente bisogno di trovare quel limite.

venerdì 11 settembre 2009

Come mi chiamo? Perché prima di tutto ci si presenta.

- Amore, come ti chiami?
- Ica!
- e papà come si chiama?
- Etto!
E io, invece, come mi chiamo?
- Mamma!
E già, io mi chiamo mamma. Mamma e basta.