venerdì 27 novembre 2009

Ma i libri non dovrebbero essere uno strumento per imparare?

Ieri, con l’intenzione di trovare uno strumento che mi aiutasse a spiegare il Natale a figlia professionista, l’ho portata in libreria. Cercavo un libro su Babbo Natale e uno sulla natività. Entrambe siamo letteralmente impazzite per la varietà dell’offerta e alla fine abbiamo scelto due libri sagomati, cartonati, coloratissimi.
Molto soddisfatte dei nostri acquisti siamo tornate a casa.
- Mamma, leggi!
- Leggo
Leggo? Leggo e realizzo che i testi non sono all’altezza del progetto grafico. Che peccato. Eppure l'autore è uno di quelli conosciuti, il cui nome dovrebbe essere una garanzia.
Non rivelerò titoli, né autore, né tanto meno la casa editrice. Non è mia intenzione fare pubblicità negativa a nessuno. Vorrei semplicemente offrire uno spunto di riflessione: ma i libri non dovrebbero servire per imparare?

Ecco, se i libri servono per imparare, allora cerchiamo di spiegare ai bambini che
- i Re Magi non portano i doni a Gesù la notte in cui nasce, glieli portano dopo qualche giorno, e precisamente il 6 gennaio;
- Ok, Ok, se siete bambini dai 2 ai 4 anni (il target dei libri di cui sto parlando) non sapete ancora leggere, ma vorrei comunque dirvi che il punto esclamativo non va messo a caso e andrebbe usato con moderazione (e questo non lo dico io che non sono nessuno, lo dice Umberto Eco);
- la letterina a Babbo Natale, infine, sarà meglio scriverla un po’ prima della sera del 24 dicembre. Generalmente, la notte della vigilia è il momento della consegna. Babbo Natale, tra il 24 e il 25 dicembre, è dunque in giro per il mondo, non nella sua fabbrica a produrre giocattoli, e tanto meno a leggere lettere.

Mi sono chiesta: perché questi due libricini sono tanto curati nell’aspetto grafico, cioè nella forma, e non troppo curati nel testo, ossia nella sostanza? Perché è la forma che fa vendere e, infatti, con me, l’editore ha raggiunto il suo scopo: di libri ne ha venduti due.

martedì 17 novembre 2009

Un caso clinico che mi ha molto colpita

Sul blog di testi medici, ho appena pubblicato il caso clinico di una bambina che è stata portata al pronto soccorso per aver ingerito una pila. Caso clinico che mi ha colpita particolamente perché ho sempre paura che mia figlia metta in bocca la cosa sbagliata.
Sono sempre estremamente attenta agli oggetti che maneggia e le compro solo giocattoli adatti alla sua età. A volte però capita che le regalino giochi per lei molto attraenti che però non vanno bene perché hanno piccole parti che possono essere ingerite o addirittura inalate. Quant'è difficile poi distrarla e far sparire quei giochi dalla circolazione.

venerdì 13 novembre 2009

In stand by

Cervello fritto, cervello fuso, cervello alla piastra. Testa vuota. Neuroni assenti, neuroni immobili, neuroni in sciopero. Testa vuota. Chiuso per ferie, chiuso per sonno arretrato, chiuso anche un po’ per rabbia. Testa vuota.

Oggi mi sento così e voglio restare in stand by.

Per favore, non accendetemi.

mercoledì 11 novembre 2009

Pandemia A/H1N1: un video della Società Italiana di Pediatria

Stamattina ho guardato questo podcast sul sito della Società Italiana di Pediatria, in cui diversi pediatri cercano di rispondere ad alcune delle domande più frequenti che noi genitori ci poniamo in questi giorni sulla nuova influenza da virus A/H1N1.

Come prevenirla? Chi deve vaccinarsi? Quando tempo devono restare a casa i bambini colpiti dall'influenza A? Quali sono i sintomi più frequenti? E le complicanze? Quali farmaci somministrare?

Per la cronaca: io figlia professionista l'ho vaccinata contro l'influenza stagionale, ma non contro l'A/H1N1. L'ho vaccinata, per provare a proteggerla dal contagio contemporaneo dei due virus, solo perché il suo papà fa il medico in un reparto di pneumologia che è stato "dedicato" ai pazienti affetti da influenza A, ricoverati per complicanze respiratorie.

Ancora per la cronaca: attualmente i pazienti ricoverati per complicanze respiratorie dovute all'influenza A/H1N1 nella mia città sono: uno. E si tratta comunque di un ragazzo con patologia cronica pregressa.

martedì 3 novembre 2009

Mamma e freelance: certi giorni è quasi da piangere

Metti un lunedì mattina come tanti. Sveglia alle 7.30. Non hai dormito molto, ma tanto ormai ci sei abituata a quei 5/10 risvegli notturni. Tuo marito è già andato a lavorare, e tu prepari la colazione e poi vai a svegliare tua figlia. Ti accorgi che scotta, ha la febbre. Oddioforseèl’influenza. Niente nido. Chiami i nonni. Pure i nonni sono a letto con la febbre. Niente nonni. E adesso come si fa? Hai un lavoro da consegnare domani. Sta per cominciare una settimana da incubo.

Era lunedì della scorsa settimana. Solo oggi sono uscita dall’incubo. Ancora mi chiedo come ho fatto in questi dieci giorni a consegnare tre traduzioni, imparare a usare un nuovo software, avviare una collaborazione con un nuovo cliente, cucinare, lavare, stirare, rassettare, ripulire, respirare.