sabato 29 maggio 2010

Babysitter in pizzeria

Nel paesone del Sud Salento in cui vivo esiste un posto in cui i genitori possono cenare in tutta tranquillità con gli amici, dimenticandosi completamente dei propri figli per qualche ora.
In questo posto, infatti, esistono una saletta per i bambini e una babysitter (anzi tre, per non restare mai senza). Nella saletta, in cui sono presenti alcuni giochi e un grande tavolo, i piccoli possono mangiare, giocare, o fare entrambe le cose.
I genitori, nel frattempo, consumano la cena, bevono una birra e chiacchierano con gli amici in tutta tranquillità.
Ieri sera ho mangiato una pizza lentamente, ho chiacchierato del più e del meno, ho sorseggiato la mia bionda media. Ieri sera, ho ritrovato il piacere di fare vita sociale.
Per fortuna i posti che offrono un servizio del genere sono in aumento.
Che meraviglia sarebbe se tutti i locali avessero una saletta per i bambini e una babysitter. Santa babysitter.

giovedì 27 maggio 2010

Il Paese che sogno per mia figlia

Il Paese che sogno per mia figlia è un posto in cui esiste la giustizia sociale.
Un Paese in cui chi guadagna di più contribuisce di più e chi guadagna meno contribuisce con quello che può. Soprattutto, non sono sempre gli stessi a pagare.
Nel Paese che sogno per mia figlia non esistono condoni perché la gente, quando non è onesta, viene punita, non premiata. Non esiste l’evasione fiscale perché tutti sanno che pagare le tasse è doveroso e aiuta a garantire tutti quei servizi che rendono la vita più civile.
Nel Paese che sogno per mia figlia tutti i comuni hanno le risorse per gestire un giardino pubblico, che sia curato e pieno di giochi. Il Ministro dell’Istruzione sa perfettamente che il congedo parentale è un diritto e non un privilegio e non cerca di far riaprire le scuole a ottobre, perché conosce a fondo la vita e le problematiche della gente comune.
Nel Paese che sogno per mia figlia, gli stage sono sempre retribuiti e servono davvero a creare occupazione. I giovani, poi, trovano sempre un lavoro adeguato al titolo di studio che hanno conseguito.
Nel Paese che sogno per mia figlia gli insegnanti guadagnano la giusta ricompensa per la cultura che trasmettono e gli operai un salario equo per i sacrifici richiesti da un lavoro fisicamente pesante; i medici sono rispettati per la cura che hanno della nostra salute e i magistrati per il servizio che rendono alla Nazione; i freelance e i piccoli imprenditori che si inventano un lavoro da zero ottengono la giusta ricompensa per i salti mortali che fanno ogni giorno; i giornalisti possono informare liberamente e veramente, senza limitazioni.
Il Paese che sogno per mia figlia è un’utopia. Vi prego però di non svegliarmi, oggi ho bisogno di sognare.

giovedì 13 maggio 2010

La mia maternità nel Salento. Un Sud che funziona

Si parla spesso di malasanità al Sud, di carenza di strutture, di servizi per l’infanzia inadeguati. Esiste però anche un Sud che funziona e la mia esperienza di mamma ne è una prova.
Vivo nel Salento, in un paesone della provincia di Lecce, dall’ottobre del 2006. La mia gravidanza, il mio parto e la mia esperienza di mamma sono dunque tutti salentini.

Durante la gravidanza sono stata seguita da un ginecologo ospedaliero molto preparato e scupoloso. Mi ha fatto un controllo al mese e mi ha prescritto tutti gli esami necessari, analizzando sempre attentamente i risultati. Mi ha persino consigliato la dieta da seguire, e le precauzioni da prendere per non far comparire le smagliature e le macchie sul viso.

Durante il corso preparto ho avuto la possibilità di confrontarmi con un ginecologo, una pediatra, due ostetriche e una psicologa, tutti preparatissimi ed enormemente disponibili. Ho fatto tante domande e ottenuto altrettante risposte; ho espresso le mie ansie e ricevuto conforto. Ho imparato tante cose, anche molto pratiche.

Ho partorito in un reparto fatiscente e questo mi è costato molto. Prima di venire qua, abitavo a Modena, e avevo visto le mie amiche partorire in ospedali meravigliosi. Qui le stanze sono grandi, con tanti letti, e i bagni piccoli, con poche docce. Però il disagio (enorme) delle carenze strutturali è stato ampiamente compensato dalla bravura, dalla gentilezza e dalla disponibilità di tutto il personale medico e paramedico, per cui tra l'altro non deve essere facile operare al meglio in una struttura messa così male. Quel reparto, comunque, oggi, per fortuna, è in ristrutturazione.

Ho un pediatra meraviglioso. Uno che pensavo esistesse solo nei sogni delle mamme e dei papà. È sempre molto disponibile e se lo chiami perché il tuo bambino sta male passa da casa tua appena può. Programma le visite periodiche con molta precisione, evitando di far aspettare un bimbo sano, che deve solo fare un controllo, nella stessa stanza con bimbi in preda a qualche virus. È preparato su tutto ed è molto aggiornato.

Nei primi giorni, dopo il parto, ho avuto bisogno di aiuto per il cordone ombelicale che non voleva cadere; per le ragadi e per gli ingorghi dovuti all'allattamento. È bastata una chiamata al consultorio per ricevere la visita di un'ostetrica che - gratuitamente - mi ha dato una grossa mano a risolvere tanti piccoli problemi, che in quel momento, però, a me sembravano enormi.

Le vaccinazioni sono state una passeggiata. Non ho mai aspettato troppo tempo. Sono sempre stata informata sui potenziali effetti collaterali. Ho ricevuto tutta l’assistenza necessaria.

Mia figlia frequenta un nido comunale che meglio di così non riesco a immaginarlo. La struttura è sicura, con uscite di sicurezza in ogni stanza. Il personale è dolcissimo e preparatissimo. Hanno un programma didattico e lo seguono scrupolosamente. I genitori sono sempre informati sulle attività svolte dai bambini. Si ascolta musica classica (oltre che canzoncine per bambini), si colora, si gioca all'aperto nella bella stagione (che qui è molto lunga), si festeggiano i compleanni con cappellini e striscioni, si preparano recite e si assiste a piccoli spettacoli. Ieri, per esempio, c'era il mago. La settimana scorsa i giocolieri.

sabato 8 maggio 2010

8 maggio: giornata del Cervello di mamma e papà

Oggi, per aderire all’iniziativa di Genitori Crescono e Donne pensanti, di cui avevo già parlato nel post precedente, ho inviato 6 curriculum. Il primo alla casa editrice con cui ho sempre sognato collaborare (chissà che l’iniziativa non mi porti fortuna). Gli altri, a 5 aziende che mi piacciono veramente tanto e a cui pensavo di scrivere da molto molto tempo.

Ovviamente ho aggiunto un paragrafo sulle abilità acquisite negli ultimi due anni, cioè da quando sono diventata genitore.

E voi? Avete inviato i curriculum?

È una bellissima iniziativa. Genitori tutti, partecipate numerosi.

giovedì 6 maggio 2010

Il cervello di mamma e papà: un valore aggiunto

Il CerVello di mamma e papà

Segnalo una meravigliosa iniziativa promossa da Genitori Crescono e Donne pensanti.

La proposta, in sintesi, è la seguente:
Mamme e papà, riscrivete il vostro curriculum aggiungendo qualche riga che parli di come l’essere genitori vi ha resi più capaci, più abili e persino più intelligenti. Di come la genitorialità, il dover conciliare continuamente lavoro e famiglia e i salti mortali quotidiani abbiano affinato le vostre competenze, anche quelle professionali.
L’8 maggio, poi, inviate il curriculum, così modificato e arricchito, a una o più aziende.

Perché l'avere uno o più figli non deve essere più una cosa da nascondere al potenziale datore di lavoro, ma una caratteristica da valorizzare.

Cito da Genitori Crescono

Le neuroscienze confermano che il cervello delle mamme, ma anche dei papà e di chi accudisce un'altra persona, si modificano in modo profondo, aumentando capacità di percezione, efficienza, resilienza, motivazione e intelligenza emotiva. Queste qualità rendono la maternità o paternità un momento di arricchimento. Per questo siamo orgogliosi di scriverlo sul nostro CV.
I dettagli sono illustrati in questa pagina di Donne pensanti e in questa di Genitori Crescono.

Le promotrici dell’iniziativa hanno messo a disposizione anche un modello di CV che si può scaricare qui .

Io sono una freelance e non cerco lavoro in azienda, cerco però sempre nuove collaborazioni, quindi parteciperò all’iniziativa.

Il mio paragrafo aggiuntivo è:
Con una figlia insonne, ho imparato a lavorare alla massima concentrazione anche quando sono stanchissima; sono diventata più veloce (ma non meno accurata) perché il tempo stringe, stringe sempre; tra la gestione della casa, del lavoro e della famiglia mi sono specializzata in problem solving e multi-tasking. Ho imparato a dare il giusto peso alle cose e di fronte a una difficoltà non mi innervosisco, cerco (e trovo) una soluzione. Ho imparato a gestire i conflitti e lo stress, molto meglio di quanto facessi già prima.

mercoledì 5 maggio 2010

Vietato a un pubblico adulto

Penso che i genitori si dividano in due categorie: quelli che la TV va evitata come la peste e quelli che invece la televisione aiuta. Io appartengo a questa seconda categoria, a patto, però, che la si guardi con moderazione e che si scelgano i programmi giusti.
Figlia professionista ha incontrato per la prima volta i Teletubbies quando aveva solo sei mesi ed è stato subito amore. È successo in un giorno d’estate, grazie all’intervento di suo cugino, che aveva portato un DVD a casa nostra per guardarselo all’ora di merenda. Da quel giorno la mia vita è cambiata: ho ricominciato a fare colazione, a friggere due uova in padella, a scrivere qualche e-mail. Bastava mostrarle i quattro pupazzoni colorati e se ne stava buona buona nella sdraietta, senza ululare, per un quarto d’ora (non di più, perché un quarto d'ora mi sembrava il tempo massimo opportuno per lasciare davanti alla TV una bambina così piccola).
Verso i 12 mesi ha scoperto Dodò de L’albero azzurro, che ha subito preso il posto di Lala nel suo cuore. Intorno ai 15, poi, facendo zapping sui canali per bambini di Sky, abbiamo scoperto che le piacevano molto i Numerotti, grazie ai quali ha imparato a riconoscere i numeri e a contare fino a 14 (chissà poi perché proprio fino a 14).
Adesso che ha due anni, i suoi grandi amori sono due: (1) Biancaneve e i sette nani, nella versione della Walt Disney; (2) il DVD della recita di Natale al nido.
Personalmente, preferisco di gran lunga Biancaneve, anche se ormai mi annoia perché ne conosco a memoria ogni passaggio e se esistesse una trasmissione tipo “Lascia o raddoppia?” parteciperei come esperta della materia.
Non ne posso più di sentire canzoncine di Natale dopo cena. Ascoltare canzoni natalizie da dicembre a maggio, tutte le sere, può nuocere gravemente alla salute ... E se penso che non si può prevedere quando le passerà questa passione mi sento mancare ...

lunedì 3 maggio 2010

Il congedo parentale non è un privilegio, è un diritto

Secondo il nostro Ministro della Pubblica Istruzione, giovane donna e neo mamma, stare a casa dopo il parto sarebbe un privilegio, lo afferma in questa intervista. Dice, inoltre, la Gelmini:




Una donna normale deve certo dotarsi di una buona dose di ottimismo, per lei è più difficile, lo so; so che è complicato conciliare il lavoro con la maternità, ma penso che siano poche quelle che possono davvero permettersi di stare a casa per mesi. Bisogna accettare di fare sacrifici.


Mi associo a Panzallaria: dichiarare che il congedo parentale sia un privilegio e non un diritto è molto grave. Gravissimo.

Inoltre ho trovato che le parole del Ministro Gelmini siano state insensibili (mi riferisco soprattutto alla frase "Bisogna accettare di fare sacrifici") verso tutte quelle donne che ogni giorno cercano di saltarci fuori, quelle che non possono permettersi la baby-sitter e la donna delle pulizie, quelle che magari non hanno nemmeno l’aiuto della famiglia, quelle che fanno fatica a trovare un posto al nido o per cui il nido è troppo costoso.
E anche verso le libere professioniste, che molte volte, ormai, è solo un modo diverso per dire “precarie”; verso le collaboratrici a progetto, per cui dopo la gravidanza non ci sono più progetti a cui collaborare; verso le donne che fanno lavori faticosi, anche fisicamente. Insomma verso tutte quelle donne che si sacrificano davvero, che fanno salti mortali e che vivono nell’ombra. Ognuna con il proprio fardello.

La maternità è meravigliosa, è vero, ma certe volte è anche molto difficile. E questo non lo dobbiamo dimenticare mai.

Il congedo parentale, comunque, al di là delle singole situazioni, delle vite più o meno complicate, e del tipo di attività che si svolge è un diritto e deve rimanere tale, per tutte le mamme e anche per i papà.

Inoltre, è anche un obbligo.

Come afferma mamma felice, in questa lettera aperta molto ispirata, il vero privilegio è quello di poter scegliere.

E sono veramente poche, purtroppo, le donne che possono scegliere.

domenica 2 maggio 2010

Un travaglio e un parto praticamente perfetti

Quella del mio travaglio e del mio parto è una storia rassicurante. Per questo motivo, quando ero incinta, a me sarebbe piaciuto ascoltarla o leggerla, ecco perché ho deciso di raccontarla.

La prima contrazione è arrivata un venerdì mattina alle 8.00. Lo stesso giorno in cui, alle 15.00, avevo un appuntamento con il ginecologo per essere ricoverata in ospedale, perché:
- Signora, ormai sono trascorse due settimane dal termine stabilito per la nascita e devo farle l’induzione.

In realtà non ero certa che quella fosse proprio una contrazione. Mi sembrava molto strano che il travaglio fosse cominciato proprio qualche ora prima del ricovero programmato.
- Sei sempre la solita, ti stai suggestionando. Mi sono detta
Però, nel dubbio, ho cominciato a controllare l’intervallo tra una contrazione e l’altra e la durata di ognuna, proprio come mi avevano insegnato al corso preparto.

Alle 13.00 le contrazioni erano regolari e si presentavano ogni 7 minuti. A quel punto ho pensato di doverne parlare con mia madre, che era lì con me, e soprattutto con mio marito, che era a lavoro, a 50 minuti di macchina.
- Mamma, senti, è da stamattina che ho qualche dolorino.
- Di che tipo?
- Ma niente, tipo contrazioni. Un dolore al basso ventre che si irradia a tutta la schiena. Mi viene ogni sette minuti e dura circa un minuto.
- Eeeeeeeeeeeeeeee? CHE COSA? CHE HAI DETTO? DA QUANTO?
- Dalle 8.00 di questa mattina. Però prima non era ogni 7 minuti.
- Corri, scappa, prendi la valigia, andiamo in ospedale.
- Calmati, mamma. Adesso chiamo apprendista papà e poi andiamo in ospedale. Tanto l’ospedale, lo sai, è qui di fronte; basta attraversare la strada.
- Apprendista papà? Senti, non è che puoi venire un po’ prima? Ho qualche dolorino
- Di che tipo?
- Ma niente, tipo contrazioni. Un dolore al basso ventre che si irradia a tutta la schiena. Mi viene ogni sette minuti e dura circa un minuto.
- Sei sicura? Comunque sì: vengo prima. Se continua così però tu intanto vai in ospedale
.
Apprendista papà, come avrete capito, al contrario di apprendista nonna, è uno che non si scompone.

Insomma, per farla breve, alle 14:00 ero in ospedale, con un’ora di anticipo sulla tabella di marcia, ed ero talmente nel pallone che ho sbagliato la data del mio matrimonio sul questionario che mi hanno dato da compilare all’accettazione.
Intono alle 15.00 il ginecologo ha detto:
- L’utero è appiattito, secondo me partorisce spontaneamente. Non credo ci sarà bisogno di fare l’induzione. Adesso le faccio fare un tracciato. Se ha bisogno di qualcosa, chiami l’ostetrica. Se non succede niente, ci rivediamo verso le 20.00 per un altro controllo.
Le contrazioni, comunque, a me sembravano sparite. E pure l’ostetrica, dopo aver guardato il tracciato, ha sentenziato:
- Oggi non partorisce di sicuro. Forse domani.

Le ultime parole famose (per fortuna!)

Fino alle 18.00 quasi niente. Poi il travaglio è ricominciato. Le contrazioni arrivavano ogni 4 minuti, poi, verso le 20.00, ogni minuto. A quell’ora, questa volta addirittura puntuale sulla tabella di marcia, ho bussato alla porta del ginecologo, piegata in due. Il mio medico, però, in quel momento non c’era, ce n’era un altro.
- Mi può visitare per cortesia? Ho una contrazione ogni minuto e dura esattamente un minuto. L’ostetrica qualche ora fa ha detto che per oggi niente parto, ma a me sembra di sentire anche le spinte ...
Non avevo nemmeno finito di parlare quando mi sono vista catapultare su una sedie a rotelle e spingere di corsa da un’infermiera verso la sala parto. Alle mie spalle ho sentito il medico che chiamava mio marito:
- Collega, vuoi assistere al parto?
- Eh? che cosa? Il parto? Adesso?
(questa volta si era scomposto pure lui)

Alle 21:30 stavo già abbracciando la mia bambina.

Sono stata fortunata. Il mio è stato un parto perfetto. Può accadere a molte donne di partorire così. Il parto è doloroso. Sempre. Ma non sempre lo è in maniera devastante. Si può partorire anche serenamente. Dopo un travaglio relativamente breve e non troppo sconvolgente.

sabato 1 maggio 2010

Trentacinque

Nel giorno del mio trentacinquesimo compleanno, il mio primo pensiero è per te, papà, che trentacinque anni non li hai mai compiuti.