Sarà che l'anno lavorativo non è cominciato come speravo, sarà che ultimamente sono una libero professionista molto più libera che professionista, ma è un periodo che mi viene voglia di mollare e mi chiedo se valga veramente la pena stare ore e ore attaccata al PC, anziché dedicare più tempo alla vita vera. Sì: perché quando il lavoro non gira io lavoro anche di più, a cercare contatti, a fare esperimenti, a inventare soluzioni.
So che fa parte del gioco: ci sono periodi pieni, all'insegna di progetti nuovi ed entusiasmanti, e ci sono periodi quasi vuoti, come questo. So che il mio lavoro mi piace, mi piace moltissimo. E so anche - ahimé - di non avere molte alternative. Ho investito buona parte della mia esistenza a leggere; a scrivere e a formarmi su come farlo in maniera efficace. Ho divorato decine e decine di romanzi, forse centinaia; impiegato ore e ore a studiare la grammatica italiana, quella inglese, quella francese e anche quella tedesca. Poi ho deciso che non conoscevo a sufficienza quella tedesca e quella francese, e mi sono concentrata su italiano e inglese. Ultimamente, poi, ho ricominciato a studiare anche il francese perché mi è ripresa la mania, che avevo un tempo, di leggere solo romanzi in lingua originale, e due sole lingue non mi bastavano. Una vita dedicata alla lettura, allo studio, ai contenuti. Ho bisogno che tutto questo abbia un senso, ecco perché non devo mollare.
Ma allora perché è una settimana che non penso ad altro?
Forse, ho solo bisogno di prendere le distanze per qualche tempo. Forse, ho solo bisogno di andare di là a rimettere in ordine gli armadi, la dispensa e tutti i cassetti. Forse, ho solo bisogno di spegnere il PC per un po'...
A quel punto, poi, forse, mi sarà venuta qualche nuova idea e potrò riprendere in mano la mia vita professionale con nuovo entusiasmo. A quel punto, forse, il mio mondo lavorativo ricomincerà a girare nel verso giusto e alla mia velocità preferita.
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