mercoledì 25 settembre 2013

Non ho abbastanza latte, o forse sì?

Immagine Fotolibre.org
Ho allattato Ludovica fino a due anni. I primi tempi sono stati duri perché avevo le ragadi, poi mi è venuta la mastite, poi la bimba piangeva spesso e le persone che avevo intorno mi remavano un po’ contro, dicendo che era colpa del mio latte, che forse era poco, che forse non le bastava, che forse avrei dovuto darle l’aggiunta. Ogni volta che piangeva era sempre fame; non erano coliche, non erano capricci, non era semplicemente il desiderio di essere coccolata. A sentire il mondo, Ludovica era una bambina perennemente affamata.

Ma Ludovica prendeva circa un chilo al mese, il buonsenso mi diceva che il mio latte bastava, anche il pediatra lo diceva, e io ho deciso di fidarmi del buonsenso e del pediatra, e sono diventata sorda alle critiche altrui. Dunque allattamento esclusivo fino a 5 mesi, poi ho cominciato a introdurre un po’ di alimentazione complementare, sempre su parere del pediatra.

Quando Ludovica aveva circa 15 mesi, l’allattamento ha cominciato a pesarmi. Non avevo ancora avuto il capoparto, lei mi apriva i vestiti ovunque per ciucciare, non avevo più una vita sociale. Non volevo più allattare, non ne avevo più voglia, ma non sapevo come smettere. Mi sentivo anche molto in colpa per questo, perché continuavo ad avere latte, perché le linee guida dicono di continuare a oltranza, perché non volevo toglierle una cosa che le piaceva. E così anche il disallattamento è stato difficile e lento, molto lento.
Quando aveva due anni ho smesso, abbiamo smesso, e ho anche scritto un post in cui dicevo che non avrei mai più allattato fino a due anni. Quella fase è stata una delle più tormentate della mia vita da mamma.

Poi è arrivato Davide. Un altro bambino, un’altra storia di allattamento. Davide, subito dopo la nascita, è stato ricoverato una settimana in pediatria, perché aveva l’ittero. Quando sono arrivata nella sua cameretta, subito dopo aver avuto la notizia, si era appena scolato un biberon di latte formulato. Aveva un giorno di vita. Mi hanno consegnato un foglio con l’orario delle poppate e la quantità di latte da somministrare. Mi hanno anche consegnato biberon, latte e scaldabiberon. Mi hanno trattata da mamma esperta, perché Davide è il secondo figlio. Io, però, non so neanche come si dà un biberon; ne ho parlato con il personale e mi sono fatta mettere nelle condizioni di allattare al seno.

Davide non è come Ludovica, lui non prende un chilo al mese. È nato più piccolino e continua a crescere piccolino. E così è ricominciata la tiritera: hai poco latte, non gli basta il tuo latte, dagli l’aggiunta, o anche, dagli un’aggiuntina, che se usi il diminutivo forse ti convinci prima. E così ho comprato latte e biberon; ma Davide non l’ha voluto e con il benestare del pediatra abbiamo continuato con l’allattamento materno esclusivo.

Non so per quanto tempo lo  allatterò e non escludo più la possibilità di arrivare ancora una volta a due anni. Il tempo dell’allattamento materno è soggettivo. Dipende dalla mamma e dal bambino. Non so quando ci stancheremo, questa volta. Non posso prevederlo. 

Non mi ritengo una fanatica dell’allattamento al seno e lungi da me demonizzare il biberon o il latte formulato. Sono convinta che ogni donna abbia il diritto di scegliere come gestire l’alimentazione del proprio neonato. Io ho scelto l’allattamento materno, perché mi è sembrato il gesto più naturale che potessi fare nei confronti di mio figlio. In fondo, se ci pensate, i neonati sono predisposti ad attaccarsi al seno e l’allattamento fa parte del ciclo vitale di una donna che diventa madre. Il cibo naturale per un neonato è quello che la mamma può offrirgli.

Ma al di là dei desideri e delle convinzioni personali allattare non è sempre semplice. Quando ti ritrovi con uno scriccioletto tra le braccia e sei emotivamente fragile, perché hai appena affrontato una gravidanza e un parto, ti lasci assalire dai dubbi. A me, per esempio, hanno detto che non avevo latte, per ben due volte, e entrambe le volte non era così. Forse ci sono ancora troppi falsi miti sull’allattamento e qualche volta ci sentiamo disorientate, noi mamme che vogliamo allattare. Ci dicono di allattare a richiesta e poi, a volte, negli stessi reparti di pediatria, ci chiedono: ogni quanto lo allatti? Quanto tempo lo tieni attaccato al seno? Una volta una pediatra mi ha consigliato di tenerlo attaccato dieci minuti per seno…

Se si chiama allattamento a richiesta, vuol dire che non esiste un tempo ideale tra una poppata e l’altra, né tantomeno  un tempo ideale in cui tenerlo attaccato. A richiesta, in italiano, vuol dire quando pare a lui, o a lei. Teniamolo presente quando ci dicono che non abbiamo abbastanza latte perché si attacca troppo spesso…


E a voi come è andata? Che tipo di allattamento avete scelto? Avete incontrato difficoltà o è andato tutto liscio?

6 commenti:

  1. capisco benissimo quello che scrivi. anche io col primo bimbo ho avuto ragadi e mastite e ogni volta che si attaccava erano dolori fortissimi e piangevo come una fontana. anche lui piangeva spesso ma nel mio caso tutti a dirmi che dovevo aspettare almeno 3 ore, che non era fame ma mal di pancia, che allattandolo ancora lo avrei peggiorato e, testuali parole di mia suocera: "se lo abitui a dargli il seno ogni volta che piange lui impara a collegare il pianto alle tetta", come se un neonato di pochi giorni avesse chissà quanti altri argomenti da collegare! che avevo poco latte non potevano dirmelo perchè avevo le tette che scoppiavano e anzi avevo ingorghi frequenti, il primo mese e mezzo è stato un incubo da questo punto di vista... ma anche la mia salvezza perchè ho capito che non dovevo mollare, per fortuna pediatra e consultorio mi hanno sostenuta e le nonne si sono dovute zittire di fronte a pareri più esperti. ho capito che bisogna tapparsi le orecchie e fare di testa mia e da quel momento mai più mal di pancia, mai avuta una "colichetta", allattavo tanto ed ero esausta, ma lui era un bambino buonissimo e dopo aver mangiato letteralmente tutto il giorno, dormiva tutta la notte. l'ho allattato fino a 16 mesi, è stato difficile toglierlo per gli stessi motivi per cui lo è stato per te, ma ce l'abbiamo fatta e quello per noi è stato un momento di crescita. con il secondo è stato totalmente diverso, molto più indipendente sin dall'inizio, poppate brevi e con pause più lunghe, forse anche io avevo meno tempo e l'esperienza mi permetteva di gestirlo meglio, non so. fatto sta che non si è mai addormentato al seno contrariamente dal fratello che non riusciva senza, dopo la sua dose di latte preferiva il ciuccio di gomma, che il fratello non ha mai preso in considerazione, quando il cibo è diventato una parte importante della sua dieta non me lo ha praticamente più chiesto, mentre il fratello mangiava doppio (cibo+tetta ad ogni pasto), fino ad arrivare a 13 mesi a rifiutare piangendo e girandosi dall'altra parte la "colazione a letto" che era rimasta l'unica poppata della giornata: meglio latte e biscotti seduti a tavola! insomma, 2 bambini, 2 esperienze completamente diverse, 2 caratteri completamente diversi ma anche sicuramente 2 diversi atteggiamenti miei nei loro confronti.
    sono d'accordo con te sul fatto che l'allattamento deve essere una scelta libera e senza pregiudizi. mi sembra che per la maggiorparte di noi non lo sia, anzi soprattutto mi sembra che poter scegliere di allattare sia un privilegio, perchè per avviare bene l'allattamento ci vuole tanto sostegno, tanto aiuto da parte di chi ci sta intorno, le difficoltà sono tante e soprattutto ti impegna talmente tanto da non riuscire a fare nient'altro per i primi 3-4 mesi. quindi prima di puntare il dito su chi opta per il latte artificiale bisognerebbe puntare il dito sui mariti che non aiutano ma anzi magari pretendono anche la cena pronta e le camicie stirate, sui parenti che ti piombano in casa e ti fanno sentire inadeguata, sul resto del mondo che pensa di sapere tutto e che come la fai la sbagli. in generale poi, e questo è un consiglio soprattutto per le suocere, le neomamme hanno fondamentalmente bisogno di essere lasciate in pace, non hanno bisogno di qualcuno che gli dica se stanno allattando troppo o troppo poco, se il loro latte è buono o cattivo, se è meglio che si riposino di più o di meno o che si facciano una passeggiata o vadano dal parrucchiere o a comprarsi un vestito, e tante altre belle cose che forse ti dicono in buona fede, ma che sinceramente non fanno che creare tensione e stress in una persona che sta attraversando il periodo più difficile e intenso della sua vita.

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    1. Grazie per il lungo commento, che non posso che condividere :)

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    2. Capisco benissimo tutto ciò che dici...ed veramente bisogno a lasciare la mama fare la mamma , senza sentire sempre degli altri : AAA io ho avuto 3 prima di te! E poi pensano che sappiano tutto su quello che devi fare , per che alla fine ogni bambino e diverso, e un conto dare e accettare dei consigli ma non soffocare , per che di certo non fara altro che stancare deprimere e mettere in dubbi la mamma, che alla fine e lei che sente quello che li manca al suo bimbo, per quello che existe e si chiama instinto materno! Almeno se volete essere di aiuto lasciate che ci sia chiesto, non di intrometervi ogni volta! Ciao tanti baci e auguri per i figli!

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  2. La mia esperienza con l'allattamento non è stata felice. La nascita della mia bambina è stata un tantino travagliata, è nata molto piccola e praticamente la montata lattea non è mai arrivata. In ospedale non ho avuto alcun tipo di sostegno all'allattamento, mi dicevano "non ti preoccupare attaccala che poi il latte arriva", ma lei dopo pochi minuti in cui provava a succhiare si spazientiva e piangeva disperata. La mia ansia cresceva a dismisura e con essa il senso di inadeguatezza.
    Alla fine dopo tre giorni è iniziato l'allattamento artificiale con contestuali ripetuti tentativi di attaccarla al seno. Tutta questa tiritera è durata un mese, durante il quale non si è risolto molto.
    A distanza di tempo mi chiedo ancora se sarebbe cambiato qualcosa con il giusto sostegno da parte di persone qualificate, o se sia stata solo la tensione accumulata prima del parto, unita all'ansia da prestazione subito dopo ad avermi giocato un brutto scherzo. Certo se avessi un altro figlio affronterei la cosa diversamente e soprattutto cercherei di lasciare fuori dalla porta di casa aspettative e senso di inadeguatezza!

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    1. In effetti, spesso, il sostegno non è dei migliori. Si parla tanto di allattamento materno ma ho la sensazione che poi, a conti fatti, è veramente difficile trovare strutture in cui il sostegno è autentico e non solo a parole. E comunque hai ragione: bisogna lasciare fuori dalla porta soprattutto il senso di inadeguatezza. Non dobbiamo mai sentirci inadeguate perché facciamo del nostro meglio, mettiamo in campo tutte le risorse che abbiamo e siamo giuste così...

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  3. Proprio in questi giorni pensavo di scrivere qualcosa sull'allattamento. Non sono ancora arrivata a 15 mesi, per adesso non mi pesa, ma l'inizio è stato una vera e propria battaglia da combattere da sola con la mia bimba.
    Sono felice di poter leggere esperienze di allattamento oltre i primi sei mesi, grazie per aver affrontato l'argomento.

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