giovedì 4 febbraio 2010

Catarsi

Questo è un post che ho in testa da giorni, ma poi la bronchite di Ludovica, la gita a casa di mia madre per il suo compleanno, il lavoro, eccetera eccetera, mi hanno impedito di scrivere. Ce l’ho in testa dal giorno in cui siamo andate a ritirare il DVD della recita di Natale al nido. Non pensavo che si potesse realizzare uno spettacolino con bambini dell’età massima di due anni e mezzo, e invece mi sbagliavo. Il punto, però, non è questo. Sono stata travolta dall’entusiasmo con cui Ludovica ha partecipato alla recita, dall’orgoglio con cui ha mostrato il filmato ai nonni e agli zii, dalla gioia che aveva negli occhi ripetendo le canzoncine mentre guardavamo con lei il DVD. Lo so, sono tutte cose scontate ma, ancora una volta, il punto non è questo. Il punto è che se per lei è stata un’esperienza bellissima, per me è stata una catarsi.

Ho sempre odiato il Natale e soprattutto il giorno della recita scolastica. No, non è vero, non sempre, lo odio solo dal Natale dei miei 8 anni. Dal giorno in cui, durante la recita natalizia, qualcuno mi ha detto che i miei genitori non erano presenti perché mio padre era morto. Sì: proprio durante la recita; deve essere stato uno dei miei compagni di classe, non ricordo bene; ho rimosso molto di quei giorni. Di quei giorni in cui la mia infanzia ha smesso di essere un parco giochi per trasformarsi in un percorso verso l’elaborazione del lutto.
Ebbene, adesso, grazie a mia figlia, quel lutto l’ho finalmente elaborato. Ho deciso di farmi travolgere dalla sua contentezza e di guardare al Natale e alla vita con i suoi occhi. Proiettata verso il futuro e non ripiegata sul passato. Voglio pensare a quello che sarà e non piangere più su quello che è stato.

Perché un figlio è anche questo. Una speranza. Un concentrato di entusiasmo. Uno sguardo verso il futuro. La possibilità di leggere la storia della propria vita da un altro punto di vista.

4 commenti:

  1. Oh tesoro, che bello, che triste e che voglia di piangere e abbracciarti. Ma con lacrime di gioia e di nodi disciolti.

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  2. Grazie per l'abbraccio. Fa sempre piacere ricevere un abbraccio.

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  3. “Non si finisce mai di imaparare” dai fiori…
    Un abbraccio umanistico ma a presto, dal vivo, perché tecnologicamente un abbraccio è freddo come un cubetto di ghiaccio!

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  4. Anche la tecnologia, a volte, può riscaldare il cuore... è ovvio, però, che se vuoi venire a darmelo dal vivo quell'abbraccio io ti aspetto.

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