Il mio modo di festeggiare l'8 marzo
Dalla parte delle bambine, per chi non lo sapesse, è il bellissimo titolo di un libro scritto, agli inizi degli anni Settanta, da Elena Gianini Belotti. Libro che ha un seguito: Ancora dalla parte delle bambine di Loredana Lipperini.
Perché nel giorno della festa della donna ho deciso di citare questi due libri? Perché credo che sia necessaria una riflessione sul modo in cui la nostra società educhi alla differenza tra i sessi i bambini, sin da quando sono molto piccoli.
Negli anni Settanta, Elena Gianini Belotti aveva raccontato come l’educazione sociale e culturale del ruolo inferiore della donna nella società si compisse nell’arco di pochi anni, dalla nascita (sì: dalla nascita), all’ingresso nella scuola. Loredana Lipperini, con il suo libro, dimostra che purtroppo da quegli anni non è cambiato molto e fa perno intorno a una domanda “Come è possibile che le ragazze che volevano diventare presidenti degli Stati Uniti hanno partorito figlie che sognano di sculettare seminude al fianco di un rapper?”. Ecco, com’è possibile? Com’è possibile che molte adolescenti di oggi sognino di mettere al centro della propria vita l’avvenenza fisica e non il potere del cervello e dell’intelligenza? Com’è possibile che una signorina chiamata Ruby venga invitata al ballo delle debuttanti a Vienna? Ma siamo impazziti? Che modelli proponiamo alle ragazzine di 18 anni che si apprestano a entrare in società? Che idea dell’uomo e della donna trasmettiamo?
Ancora dalla parte delle bambine di Loredana Lipperini è illuminante e sconvolgente allo stesso tempo. Personalmente, mi ha insegnato a guardare con occhio più critico ai modelli che vengono offerti ai nostri figli, a partire dalle pubblicità di giocattoli e di altri prodotti per bambini. Perché, negli spot, i maschietti sfrecciano sulla bicicletta e le femminucce cullano bambole ammalate? Perché i bambini giocano a fare gli astronauti e le bambine le modelle?
Però mi ha portato soprattutto a una riflessione: i media sì hanno le loro colpe, ma siamo soprattutto noi genitori a dover agire, nel nostro piccolo, affinché i nostri figli costruiscano una realtà veramente alla pari, e forse i genitori dei bambini hanno un ruolo ancora più importante di quello delle bambine. Se, per esempio, insegno a mia figlio di 6 anni a farsi servire e riverire, come posso pensare che tratterà alla pari la propria donna?
Trovo terribile che in alcune scuole materne esistano ancora grembiulini di colora rosa per le femminucce e azzurro per i maschietti. Sì, terribile, perché si parte da lì; i simboli sono importanti. Non possiamo continuare a tingere di rosa il mondo delle nostre figlie perché ne meritano uno variopinto e trovo che non sia bello e neanche appropriato "distinguere" i bambini in base al sesso. Ma perché devono avere grembiulini di colore diverso?
Ecco, io questo 8 marzo lo voglio festeggiare così, riflettendo sul mio ruolo di genitore e proponendo una lettura che aiuta in questa riflessione. I nostri figli sono gli uomini e le donne di domani. Le nostre figlie meritano un Paese in cui poter aspirare (e non sono sognare) a essere, per esempio, astronauta o primario di cardiologia.
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