mercoledì 22 maggio 2013

Bésame mucho, come crescere i tuoi figli con amore


Cercavo Bésame mucho di Carlos Gonzàles da tantissimo; pare sia praticamente introvabile per chi voglia leggerlo nella traduzione italiana; la versione nella lingua originale spagnola è invece facilmente reperibile anche in versione free, come pdf. Fortunatamente, la mia amica S. ne ha trovata una copia in una libreria di Vignola e me l’ha spedita. E così finalmente ho letto Bésame mucho. Da quando sono diventata mamma mi riempio la libreria di testi che trattano di puericultura, ma non ne avevo mai letto uno così illuminato e così illuminante.
Gonzàles parte da una premessa molto chiara ed esplicita: i bambini sono essenzialmente buoni, le loro necessità sono importanti e noi, in qualità di genitori, dobbiamo loro rispetto, affetto e attenzioni. Partendo da questo presupposto, l’autore affronta tutti i temi più dibattuti sull’educazione e la cura dei bambini piccoli: il pianto, il sonno, l’insonnia, la gelosia, l’egocentrismo, la richiesta continua di attenzioni.

La soluzione proposta dal pediatra spagnolo a tutte queste “problematiche” è estremamente semplice e si può così sintetizzare: i bambini hanno bisogno di affetto, di cure e di attenzioni; dare loro ciò che vogliono ci aiuterà a risolvere molti conflitti e tutti, in famiglia, saremmo più sereni. Bambini e genitori sono dalla stessa parte; non ha senso creare uno stato di lotta continua. È scontato dire questo? Io credo di no. Basta aver letto una o due pubblicazioni sul sonno dei bambini di quelle che vanno per la maggiore per considerare il discorso di Gonzàles niente affatto ovvio.
Come ho raccontato nel post Bambini che non dormono, vademecum di una mamma disperata, mia figlia non ha dormito una notte intera per due anni. In quei due anni non sapevo veramente dove sbattere la testa, in qualche modo credevo dipendesse da me, dalla mia incapacità di insegnare a mia figlia come si fa a dormire. In quel periodo, se anziché leggere Estivill e discepoli, avessi letto Gonzàles, avrei interiorizzato più facilmente il concetto che no, non dipendeva da me, che i bambini piccoli molto spesso non hanno un sonno regolare e che prima o poi mia figlia avrebbe cominciato a dormire tutta la notte spontaneamente. Cosa che poi è effettivamente accaduta.
Ho fatto l’esempio del sonno, ma avrei potuto fare quello dell’allattamento prolungato, della condivisione del letto matrimoniale, del rifiuto di qualsiasi metodo educativo punitivo e via discorrendo.
Gonzàles centra un punto che per me è fondamentale: viviamo in maniera innaturale. La società occidentale contemporanea richiede ai genitori uno stile di vita che mal si concilia con le necessità emotive e affettive della famiglia; non solo dei bambini. Se avessi potuto dormire di giorno, avrei preso con più filosofia l’insonnia notturna di mia figlia; se mio marito avesse potuto evitare i turni di notte in ospedale, ci saremmo alternati nella cura di nostra di figlia durante le sue ore di insonnia; se… Sono veramente tanti i se che mi avrebbero aiutata a vivere meglio.  
E centra poi un altro punto: le mamme sono troppo spesso stressate dall'ansia della perfezione e dalla paura di non essere considerate all'altezza perché abbiamo un po’ tutti la tendenza a giudicarci anziché a comprenderci e a tenderci la mano.
Forse dovremmo tutti, mamme e papà, rilassarci un po' di più e seguire l'istinto, quell'istinto che ci porta ad accudire, coccolare, consolare. Ricordando ogni giorno che quello che facciamo e diciamo lascia un segno indelebile nella vita dei nostri figli. 
Gonzàles conclude con una frase che sintetizza il senso del suo bellissimo libro. Un frase che mi ha emozionata e che quindi riporto integralmente:
Eravamo figli e adesso siamo genitori. Sono passati tanti anni, ma così poco tempo, che a volte ci sorprendiamo nel cambio di ruolo. Improvvisamente guardiamo la nostra infanzia e i nostri genitori sotto una nuova luce. Guardiamo i nostri figli e ci domandiamo quale giorno, quale frase, quale avventura, rimarrà registrata nella loro memoria per sempre, quali dolori rimarranno inchiodati nella loro anima e quale allegria conserveranno come un tesoro.
I giorni più felici di tuo figlio stanno per arrivare. Dipende da te.”

4 commenti:

  1. Vorrei che qualcuno ci dicesse "non è mai troppo tardi" - per recuperare :) Quante ansie inutili e scoprirlo solo col tempo... magari con l'ultimo figlio.
    Spero davvero - ci conto - che qualcosa di buono rimanga comunque!

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  2. Il mio problema con la pulce è spesso l'ansia da prestazione e l'eccessiva autocritica con il conseguente non sentirmi all'altezza della situazione.
    Però è vero che quando mando al diavolo l'orologio e invece di perdere la pazienza la prendo in braccio e la coccolo, gli eventi cambiano direzione!
    Bacioni :-)

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    1. L'ansia da prestazione è un male comune tra noi mamme tutto fare... E spesso le coccole sono la risposta :)

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